Iniziamo subito facendoci la domanda che passa nella mente di molti commercianti negli ultimi anni: se le persone acquistano sempre di più sugli ecommerce, sta arrivando la fine per i negozi delle nostre città?
I dati parlano chiaro, ma non è come può sembrare a primo acchito.
Da una ricerca di Statista.com, gli introiti degli ecommerce a livello globale passeranno da 3,453 trilioni di dollari nel 2019 a 4,878 trilioni di dollari nel 2021. Questi numeri parrebbero catastrofici per chi ha un’attività offline.
Si potrà vedere sul mercato, infatti, un maggiore interesse per l’informatica e l’elettronica (+18%), l’abbigliamento (+21%) e l’editoria(+25%).
Questi sono i cosiddetti settori “storici”, che hanno in qualche modo sempre trainato il mercato e che adesso si sono abituati alle nuove richieste e necessità. A emergere, ora, sono invece il food & grocery (+34%), il beauty(+29%), l’arredamento e home living (+44%) e il settore di auto e ricambi(+26%).
Del 5% crescono anche turismo e trasporti e il settore delle assicurazioni.
La crescita del mercato eCommerce in Italia nel 2018 va però considerato nella giusta misura e proporzione in base all’impatto che ha sull’intera popolazione.
Non bisogna quindi dimenticare che i negozi fisici raggiungono ancora il 90% nella propria quota d’appannaggio, mentre il commercio online incide “solo” del 6,5%.
Se si leggono i risultati pubblicati da BigCommerce.com si capisce che il prossimo futuro non sarà fatto esclusivamente di acquisti digitali.
Anche negli USA l'87% di tutta la spesa 2018 è stata fatta offline.
I negozi fisici continuano e continueranno ad essere presenti ovviamente, ma alcuni si comporteranno solo come “generatori di esperienza” o da showroom, permettendo al consumatore di conoscere in profondità il prodotto, provarlo ed entrare anche in contatto diretto con il brand.
Ciò che cambia è il percorso di acquisto che diventa omnicanale. Una persona oggi prima di comprare qualcosa passa per diversi touch point reali e in rete.
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Mercato e commerce Italia: collegare l’esperienza online e offline del cliente
Non si può più pensare al mondo reale in cui ci sono commercianti in carne ed ossa e a un luogo virtuale in cui tutto inizia e finisce con dei click.
Lo spazio tra realtà e internet si è ridotto arrivando fino a creare un collegamento tra i due che viene spesso percorso in un senso o nell’altro da chi vuole fare compere.
Capita sempre più frequentemente che persone si rechino in negozi a provare vestiti o a visionare altri tipi di oggetti poi li comprino online. Ma succede anche l’esatto opposto, ovvero si cercano informazioni in rete, spesso su ecommerce, poi si va in un negozio della propria città per acquistarlo.
Le strategie di marketing attuali tengono conto di questo cambiamento nelle abitudini dei consumatori e i grandi marchi si sono già messi al lavoro per dare ai clienti ciò che cercano dentro e fuori dai loro smartphone.
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Vediamo qualche esempio di marketing omnicanale.
BOPIS: compra online e ritira in negozio.
Un esempio che è già tangibile nella vita comune di moltissime persone è il BOPIS, acronimo inglese che sta per Buy Online - Pickup In Store.
Un esempio è quello di Ikea che permette di scegliere tra il ritiro in negozio di ciò che si è comprato sull’ecommerce e la spedizione a casa.
Per attivare una strategia simile è certamente necessario preparare il personale, sincronizzare il magazzino e l’ecommerce per vendere solo ciò che è realmente a disposizione, creare strutture che permettano il semplice ritiro della merce già pagata online.
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Mercato e commerce Italia: vado in negozio, ma compro dall’ecommerce
Il fenomeno dello showrooming, ovvero la pratica di chi va in punti vendita per provare i prodotti e poi li acquista online, da fastidiosa abitudine è diventata un’opportunità per le aziende più attente all’evoluzione del mercato.
La strategia di alcuni brand è diventata quella di avere negozi reali in cui si possono vedere, toccare, provare gli oggetti, ma gli acquisti vengono fatti dall’ecommerce. In questo modo il cliente non ha l’onere di dover caricare ciò che ha acquistato per portarlo a casa, ma sarà il corriere a recapitarlo.
Questi sono i due casi più estremi in cui ecommerce e negozio interagiscono produttivamente, ma esistono anche strategie meno impegnative per chi ha sia una struttura in mattoni e cemento, sia un sito per la vendita online.
Ad esempio si possono fare promozioni che portino acquirenti online a visitare il punto vendita reale (o viceversa) oppure organizzare eventi in negozio sfruttando i contatti in rete per promuoverlo.
Le vendite all’estero sono poi indispensabili per ogni paese. Le aziende italiane, ad esempio, stanno diventando sempre più presenti sul mercato online internazionale: il 65% del campione afferma di vendere oltre confine, mentre solo il 35% vende unicamente in Italia.
Per lo sviluppo della vendita all’estero, quindi, le nazioni e le aree verso le quali le stesse imprese italiane intendono investire maggiormente nei prossimi dieci anni sono i vicini paesi dell’Europa e, in secondo luogo, gli Stati Uniti. Dopo gli Stati Uniti, poi, il primo paese extra europeo preso in considerazione è la Cina.
Il principale asse economico si fonda nell'area Asia-Pacifico rilevando una crescita continua ed unica nel suo genere.
La Cina risulta essere al primo poto per volume di vendite (circa 700 miliardi), al secondo e terzo posto si posizionano Stati Uniti e Regno Unito.