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Esempi di Restyling e Rebranding

Scritto da Elena Baglietti | 14 aprile 2021

 

Quando cambia l’aspetto di un marchio spesso si dice che è stata fatta un’operazione di Restyling del brand e questo succede anche quando, in realtà, è stata eseguito un Rebranding.

Restyling e Rebranding non sono sinonimi, pur essendo due attività che comportano una trasformazione del marchio e, quindi, della percezione che gli utenti hanno dell’aziende che sta dietro di esso.

 

È il caso di analizzare le differenze esistenti tra questi due concetti e, poi, vedere esempi per rendere tutto ancora più chiaro.

 

 

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Cos’è il Restyling e cos’è il Rebranding

 

 

Si può discriminare tra un’attività o l’altra prendendo in esame l’invasività delle operazioni che vengono fatte sul marchio di un’azienda.

 

Il Restyling comporta una revisione meno profonda che, di solito, riguarda la parte grafica del brand. È un’attività che viene fatta tipicamente per rinfrescare il logo e, quindi, per renderlo più in linea con il momento storico o con le nuove necessità dei clienti.

 

Il Rebranding comporta una serie di attività che mirano a rivoluzionare l’immagine coordinata dell’azienda. Si lavora su più fronti per restituire al pubblico nuovi messaggi più coerenti e funzionali.

 

Se possiamo vedere metaforicamente il primo concetto come un ritocchino estetico che ringiovanisce l’immagine aziendale, allora il secondo è una vera trasformazione dei connotati e del pensiero del marchio.

 

Ora che abbiamo le idee più chiare su queste due attività di marketing, passiamo agli esempi.

 

 

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Esempio di Restyling: il brand Nike

 

Guardando l’evoluzione dei marchi più noti nel corso di diversi decenni si può notare che tendenzialmente le grafiche dei loghi sono andate via via pulendosi e diventando quasi minimali.

 

Questo processo, di solito, è accompagnato da una crescita dell’azienda e da un aumento costante della notorietà del brand.

 

Anche il percorso di Nike è assimilabile a quanto appena descritto.

 

Dagli inizi degli anni ’70 dello scorso secolo ad oggi la nota azienda di scarpe e abbigliamento sportivo ha modificato il suo marchio diverse volte.

Il classico baffo Nike, che prende il nome di Swoosh, non è mai stato tolto dal brand, anzi è diventato sempre di più l’icona che caratterizza l’azienda e i suoi valori.

 

Nel marchio del 1971 il baffo e la scritta Nike erano sovrapposti in un gioco di bianco e nero che rendeva evidenti entrambi, sia logo sia naming.

 

A distanza di qualche anno le lettere che compongono il nome dell’azienda sono diventate tutte maiuscole e spesse, mentre il baffo è stato collocato sotto quasi a sottolineare.

 

Per anni non sono state fatte altre grandi modifiche, se non nell’inversione dei due colori dominanti del logo, sempre il bianco e il nero, poi a metà degli anni ’90 la rivoluzione: solo Swoosh come brand.

 

Ora basta quel gesto grafico simile a un baffo per dire Nike.

 

 

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Esempio di Rebranding: McDonald’s

La storia aziendale di McDonald’s inizia nel 1940 con l’apertura di un ristorante dedicato al barbecue in California per poi diventare quella catena di fast-food internazionale che tutti conosciamo oggi.

 

In ottant’anni, ovviamente, il logo si è trasformato diverse volte, ma la “M” arrotondata gialla, simile ad un doppio arco, accompagnata dal naming è di sicuro l’immagine che ha accompagnato l’audience mondiale per più tempo.

 

Una grande operazione di Rebranding dell’azienda è stata quella del 2007 che ha visto l’introduzione del colore verde nello sfondo dietro all’iniziale gialla.

 

Non è stato solo un leggero cambiamento stilistico, ma un cambio di passo totale dovuto all’evoluzione dei consumatori sempre più attenti alla salubrità del cibo e al rispetto dell’ambiente.

 

Il punto di svolta, probabilmente, è stata la pubblicazione del documentario Super Size Me che evidenziava quanto fosse dannoso alimentarsi unicamente dei prodotti McDonald’s.

Anche in questo caso, la notorietà del brand ha permesso all’azienda di essere riconosciuta semplicemente attraverso il logo, che spesso viene modificato momentaneamente per lanciare messaggi importanti, ad esempio per evidenziare il bisogno di distanziamento sociale per combattere il Covid-19 la “M” nel 2020 si è divisa in due.

 

 

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