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Heatmap nel 2022: le cose da sapere per migliorare UX e SEO

Scritto da Matteo tasca | 14 luglio 2022

 

I siti web sono ancora gli strumenti principali per fare marketing online. Anche semplici dettagli sono in grado di fare la differenza e determinare esiti diversi in merito alle visite effettuate dal pubblico di riferimento.

L’analisi è il principio attraverso il quale i reparti marketing delle aziende sono chiamati a valutare l’efficacia o meno di una piattaforma web. Tra gli strumenti in grado di fornire i migliori riscontri, anche in termini di miglioramento dell’indicizzazione del sito in chiave SEO, troviamo sicuramente le heatmap. 

Cerchiamo di approfondire meglio di cosa si tratta e la loro funzionalità in rapporto all’evoluzione del web.

 

 

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Cosa sono le heatmap o mappe di calore?

 

 

Le heatmapheat map o, in italiano, mappe termiche, sono uno strumento di analisi in grado di offrire la rappresentazione visiva dei dati di navigazione di un sito web. 

 

Attraverso una scala cromatica, queste mappe sono in grado di mostrare agli analisti il modo attraverso cui gli utenti interagiscono con una pagina, in quali punti i visitatori cliccano su link o bottoni e se – diversamente – ci sono aree del sito in cui gli stessi non interagiscono. 

 

 

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  • Heatmap: i vantaggi rispetto ad altri strumenti di analisi dei dati web
    Uno dei vantaggi più rilevanti legati all’uso delle heatmap è quello di rendere estremamente semplice la visualizzazione di dati complessi, così come facilitarne la comprensione anche al personale non tecnico. L’immediatezza delle informazioni permette di capire il rendimento di un sito o di una pagina specifica, raggruppando una serie di dati che traggono origine dai comportamenti reali degli utenti.
  • I livelli cromatici

    I vari modelli di heatmap, pur essendo messe a punto da svariati fornitori che operano sul mercato, presentano caratteristiche analoghe, vertendo su una scala cromatica che va dal blu al rosso.

    Il blu indica le aree delle pagine web dove il coinvolgimento degli utenti è nullo o scarsissimo, mentre il rosso colora i punti in cui i navigatori si soffermano maggiormente.


    Ecco allora che diventa semplice capire cosa funziona e cosa no, dove intervenire in vari modi, sia a livello di testi che di immagini o di posizionamento dei pulsanti. 

    Una conseguenza utile e consigliabile in riferimento alle mappe di calore consiste nell’effettuare un A/B test, ovvero provare a spostare determinati elementi (pulsanti, video, link, ecc.) all’interno della pagina per verificarne, successivamente gli esiti.

    È importante, però, cambiare un singolo elemento per volta per non generare confusione tra più azioni sovrapposte.


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Heatmap, UX e SEO

 

 

Il miglioramento della navigabilità del sito non comporta solamente un’utilità diretta per l’azienda nel promuovere al meglio i suoi contenuti. I vantaggi sono anche indiretti, in termini di SEO. Un sito che riceve visite prolungate e/o che portano a determinate interazioni (quali frequenza di rimbalzo, tempo sul sito, pagine visualizzate, frequenza di conversazione) vengono classificate positivamente anche dai motori di ricerca, con conseguente aumento di livello in termini di SEO.

 

 

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Insieme al comportamento degli utenti, infatti, Google e gli altri motori di ricerca misurano la capacità di usabilità e navigabilità di un sito.

La conseguenza è che un riscontro positivo effettuato tramite heatmap, permette all’azienda di misurare la soddisfazione del proprio pubblico.

 

Al contrario, una mappa termica prevalentemente blu può aiutare a focalizzare una serie di problemi che influiscono sulle strategie SEO, offrendo anche gli spunti per interventi mirati per migliorare UX e UI del sito.